IIC ATENE – LETTERA ALLA RETE CONSOLARE








FILM IN DVD DISPONIBILI PER PROIEZIONI A SCOPI CULTURALI SENZA FINI DI LUCRO
CON SOTTOTITOLI IN LINGUA GRECA

Mini ras­se­gna “Le nuo­ve leve del­la com­me­dia italiana”
Scial­la – Bru­ni Fran­ce­sco – 2011
E’ sta­to il figlio – Ciprì Danie­le – 2012
Nes­su­no mi può giu­di­ca­re – Bru­no Mas­si­mi­lia­no – 2011
La kryp­to­ni­te nel­la bor­sa – Cotro­neo Ivan – 2011

Mini ras­se­gna “Pupi Ava­ti : uma­ne debolezze”

Il papà di Gio­van­na – Ava­ti Pupi – 2008
Secon­da not­te di noz­ze – Ava­ti Pupi – 2005
Un ragaz­zo d’oro – Ava­ti Pupi – 2014
Una scon­fi­na­ta gio­vi­nez­za – Ava­ti Pupi – 2010

MOSTRA FOTOGRAFICA

OVER THE RAINBOW, IL GIARDINO INCANTATO “
Il calo­re è vita, il calo­re è l’incontro del­la luce con la materia.
Mate­ria che riflet­ten­do o assor­ben­do la luce, mostra aspet­ti diver­si a chi voglia guar­da­re oltre il cosi­det­to spet­tro visibile.
Nove scat­ti di Ser­gio Gar­ba­ri con fil­tro all’infrarosso e un leg­ge­ro ricor­so al Pho­to­shop. L’occhio del­la mac­chi­na leg­ge il calo­re e ci offre una visio­ne deci­sa­men­te fia­be­sca del­la realtà.
La clo­ro­fil­la è chia­ra , l’acqua è nera. Tut­to il resto è immer­so nel cre­pu­sco­lo. Pra­ti, albe­ri, foglie e sie­pi sem­bra­no con­ge­la­ti in un inver­no peren­ne. Un mon­do fan­ta­sti­co “vira­to-sep­pia”.
Nar­nia foto­gra­fa­ta da Nadar .
La sie­pe davan­ti all’Anfiteatro, un accen­no del labi­rin­to di Shining.
Le for­me qua­si astrat­te del via­le coperto.
La sta­tua che emer­ge dal­la vasca del Net­tu­no o quel­la che si sta­glia al cen­tro dell’isolotto, il Pega­so in fon­do al pra­to: esse­ri fan­ta­sti­ci un tem­po vivi, poi pie­tri­fi­ca­ti da un sortilegio.
Lo stes­so can­cel­lo dell’isolotto ci appa­re come un por­ta­le su un rea­me di sogno. Sul­lo sfon­do chio­me di albe­ri tra­sfor­ma­te in ban­chi di nubi e, nel cie­lo, auro­re borea­li. Una niti­dez­za stra­nia­ta che può ricor­da­re la natu­ra in bian­co e nero di Ansel Adams.
Il giar­di­no da “mon­do a par­te” diven­ta “mon­do di magia”.
E’ il giar­di­no di Bobo­li ma potreb­be esse­re Ghor­men­ga­st o Helsingor.
E’ “Il Giar­di­no Incan­ta­to”…
Gian­ni Mammoliti

Petit car­net Michelangelo
Immen­so. È la pri­ma cosa che vie­ne in men­te guar­dan­do le scul­tu­re di Miche­lan­ge­lo Buonarroti.
Quan­do incro­cia­mo le sue gran­di scul­tu­re, sia­mo por­ta­ti a guar­da­re il tut­to, l’insieme come stru­men­to di com­pren­sio­ne. Il nostro sguar­do osser­va, giu­di­ca, col­lo­ca. La nostra memo­ria inve­ce, nel­la sua biz­zar­ria, regi­stra tal­vol­ta pic­co­le por­zio­ni, det­ta­gli che si fis­sa­no nel­la men­te, ci col­pi­sco­no per la loro bel­lez­za asso­lu­ta, stuz­zi­can­do la nostra curiosità.
Ecco quin­di, che nono­stan­te mi sia capi­ta­to di foto­gra­fa­re diver­se vol­te que­sti capo­la­vo­ri, anch’io sono rima­sto stre­ga­to da par­ti­co­la­ri che nien­te han­no a che fare con la gran­dez­za acca­de­mi­ca, ma rien­tra­no in una dimen­sio­ne più inti­ma e infor­ma­le. Pic­co­lo tac­cui­no di appun­ti imma­gi­na­ri rima­sti impres­si sul­la pel­li­co­la in lastra e ripor­ta­ti in stam­pe di gran­de for­ma­to, per con­di­vi­de­re la gio­ia di un pri­vi­le­gio che mi ha accom­pa­gna­to in tan­ti anni. S.G.

Invi­dia. È la pri­ma cosa che vie­ne in men­te guar­dan­do le foto di Ser­gio Garbari.
Quan­do le incro­cia­mo, le scul­tu­re di Miche­lan­ge­lo Buo­nar­ro­ti ci por­ta­no a guar­da­re il tut­to, l’insieme, come stru­men­to di comprensione.
E rara­men­te tro­via­mo il tem­po, o la voglia, di iso­la­re det­ta­gli che ci fac­cia­no usci­re dal­la “monu­men­ta­li­tà”. Che ci ren­da­no par­te­ci­pi di quel­le pic­co­le por­zio­ni di “bel­lez­za”.
L’Uomo Con La Mac­chi­na Foto­gra­fi­ca ha
inve­ce il tem­po e soprat­tut­to la voglia di
meta­bo­liz­za­re il Tut­to ed archi­viar­ne i dettagli.
Se la Mate­ria è divi­si­bi­le qua­si all’infinito, altret­tan­to si può dire per l’opera d’arte. Si scel­ga un pun­to e se ne goda­no le meno appa­ri­scen­ti attrat­ti­ve! Così il Bac­co del Bar­gel­lo, con il suo sguar­do ebbro, sem­bra pren­der par­te lui stes­so a qual­che anti­co ritua­le, il David acqui­sta un’aria bal­dan­zo­sa da gio­va­ne “guap­po” ;
la testa del­lo Schia­vo che si desta sem­bra emer­ge­re dal­la mate­ria informe
e la mas­sa musco­la­re del Gior­no, nel­le Cap­pel­le Medi­cee, con­fe­ri­sce tri­di­men­sio­na­li­tà alla foto­gra­fia gra­zie al gio­co di luci.
Per non par­la­re del­la sen­sua­li­tà dei det­ta­gli di Auro­ra e Not­te sem­pre dal­le tom­be di Loren­zo e Giu­lia­no dei Medi­ci. L’Immenso diven­ta Bel­lo, quel Bel­lo più inti­mo. Da pic­co­lo tac­cui­no, insom­ma… G.M.

“GIOCO DI SGUARDI”
Alza­no mai lo sguar­do sopra le loro teste i turi­sti che a Firen­ze fan­no la fila in atte­sa di entra­re agli Uffi­zi? O quel­li che stan­chi bivac­ca­no sui gra­di­ni del log­gia­to e del­la Log­gia dei Lanzi?
E’ pos­si­bi­le che avver­ta­no il peso degli sguar­di dei Gran­di che han­no reso gran­de Firen­ze e che non se ne ren­da­no pie­na­men­te conto?
Sta­tue otto­cen­te­sche, didat­ti­ca­men­te accol­te nel­la rigo­ro­sa strut­tu­ra del Vasa­ri, dedi­ca­te a per­so­nag­gi che han­no dato lustro alla cit­tà, ma che non ave­va­no anco­ra un monu­men­to a Firen­ze. Gran­di che sem­bra­no qua­si tut­ti stu­pi­ti di esse­re lì, in quel­la car­rel­la­ta di uomi­ni illustri.
Sono sguar­di che solo l’obbiettivo di una came­ra può coglie­re in modo rav­vi­ci­na­to: le espres­sio­ni tor­ve, assor­te, per­ples­se, sbi­got­ti­te, il mar­mo le ha immor­ta­la­te e l’occhio del foto­gra­fo le ha ricom­po­ste come in un vec­chio album di foto di famiglia.
Cosi­mo il Vec­chio per pri­mo che, pure, avreb­be da recri­mi­na­re di non aver otte­nu­to, lui vero fon­da­to­re del­la dina­stia dei Medi­ci, una sta­tua pri­ma dell’800. E il Magni­fi­co Loren­zo, cat­tu­ra­to nell’ espres­sio­ne cor­ruc­cia­ta di chi ha capi­to benis­si­mo come van­no le cose nel­la cit­tà di Fiorenza…..
Stu­pi­to è Nico­la Pisa­no, più che altro per il fat­to che un pisa­no pos­sa otte­ne­re da que­ste par­ti un simi­le ono­re; luci­fe­ri­no Machia­vel­li, col­to nell’atto di pen­sa­re a qual­che oscu­ra tra­ma poli­ti­ca; sere­na­men­te pacio­so, Boc­cac­cio; con lo sguar­do teso all’orizzonte Ame­ri­go Vespucci.
Tut­ti sem­bra­no comun­que “incar­na­re” il carat­te­re, vero o pre­sun­to, del per­so­nag­gio sto­ri­co che rappresentano.
Ed è in que­sta bian­ca galas­sia che, qual cor­po estra­neo, l’unico diver­ti­to è lui, Mar­co Man­gà­ni, pro­prio per­ché non c’entra niente.
Non è un Gran­de, non è di mar­mo e da anni si fin­ge ope­ra d’arte, ma è l’unico ad esse­re nota­to da tut­ti per­ché dispen­sa sin­ce­ra alle­gria, per­ché è ad altez­za d’uomo.
G.Mammoliti

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